mercoledì 27 giugno 2007

Per chi ignora...

A volte mi trovo a chiedermi, con quale criterio un film può essere considerato bello o brutto: è importante la prima impressione che suscita senza averne mai sentito parlare prima, oppure è meglio conoscere a grandi linee l'intento del regista, la scelta degli attori, la produzione, il contesto intellettuale e commerciale sul quale si colloca?
La scelta più ovvia potrebbe cadere sul vederlo la prima volta e godersi l'effetto sorpresa, e poi magari rivederlo dopo essersi informati sui vari aspetti psicologici e tecnici.
Il problema è che nella maggior parte dei casi la prima visione renderebbe la seconda una visione eccessivamente calcolata, senza spazio per le emozioni.
A dire la verità non credo che ci sia un metodo preciso, infatti ho sempre optato per mediare tra le due cose: informazioni utili tanto quanto basta per cogliere il più possibile dalla prima visione, anche perchè quasi sicuramente la seconda non posso quasi mai permettermela.
A questo punto subentra il fattore fortuna, perchè ogni film stupisce a modo suo; il mio metodo è di partire con le informazioni di base quali il genere, le caratteristiche principali del regista, portfolio della produzione, periodo di uscita, scelta degli attori, stringendo sempre di più il campo su particolari della trama, tecniche o addirittura citazioni, logicamente dipende dal tipo di film.
Un esempio con quello che abbiamo visto: Memento per quanto è un film particolare e complesso, può essere visto anche senza incipit particolari, specialmente perchè qualunque dettaglio di troppo rischierebbe di rovinare tutta la trama, Borat, al contrario, senza un'approfondita conoscenza del personaggio e degli intenti dell'attore/ideatore, inevitabilmente diventerebbe un film senza senso.
In definitiva quando mi rendo conto di essere vicino ad un buon compromesso "effetto sorpresa/specialità tecniche" mi fermo e guardo il film.
Dopo la visione approfondisco se ne vale la pena.
Tutto questo preambolo solo per spendere due parole sul film di fine stagione: Profumo.
Premetto che l'avevo già visto al cinema, con poche informazioni, se non quelle minime:
mi è bastato sapere che un Dustin Hoffman si è prestato ad una produzione non anglosassone (quindi minore) e al regista (giovane e tedesco) gli avevano messo in mano più di 50.000.000 di Euro.
Sforzo immane per un film europeo, doveva per forza essere qualcosa di interessante.
Mi aspettavo comunque un film filo-hollywoodiano per vendere il più possibile oltreoceano, e invece no, e qui sta tutta la mia ammirazione verso il regista.
Anche se ha voluto mantenere la struttura dei colossal tanto cari a Hollywood, il regista ha rischiato tanto: protagonista semimuto, rappresentazione visiva gli odori, soggetti molto particolari, minimo sfruttamento della guest star (Dustin Hoffman), montaggio frenetico, durata fuori standard anche quando avrebbe potuto tecnicamente farne a meno, scene crude, tranquillità nell'uso della nudità, illuminazione naturale e ce ne sarebbero pure tante altre da dire.
Proprio queste cose distinguono un film come Profumo dai Pirati dei Caraibi.
Uno vuole renderti tranquillo, dimenticare gli impegni, farti passare facilmente due ore, senza tante preoccupazioni.
L'altro no, vuole farti guardare dentro, vuole che cerchi, che non sia facile, vuole darti un'emozione che non duri due ore, ma una vita, anche se non ci riesce, ma almeno ci ha provato.
Come si fa a mettere dopo due ore di film, con una certa logica e magica realizzazione (fotografia superba), un'orgia prima di un'esecuzione?
Va beh, una soluzione ci sarebbe: fermandosi lì avrebbe guadagnato l'effetto sorpresa con la giustificazione del paradosso.
Invece no, il film non finisce! Continua imperterrito e che fà? Torna normale.
Manco per il cazzo: torna a Parigi per farsi mangiare. Logico.
Questo film mi è sembrato diviso in tre parti: il film, l'orgia, e la mangiatoria.
Io ancora devo capire bene l'orgia, scusate, ma al cannibalismo proprio non ci arrivo.
C'è da dire una cosa però: questo non me lo fa scadere come film, anzi mi fa pensare.
Perchè un regista che aveva davanti a se la possibilità di entrare ad Hollywood come acclamato nuovo Luc Besson, ha voluto buttare al vento la sua carriera?
Dopo un film così ben fatto, butta via tutto per un'orgia e una ventina di zombies?
Non credo, c'è dell'altro, e mi ha fatto venir voglia di cercarlo, anche se dovesse essere una cavolata.
I Pirati dei Caraibi, senza nulla togliere agli altri pregi del film, mi ha fatto solo cercare, il mattino dopo, le chiavi della macchina per andare a lavoro.

Prof. Ignorabile Francesco

P.S. Piccola curiosità: questa sceneggiatura è stata corteggiata a lungo non per niente da Scorsese e addirittura da Kubrick.
Alla fine Kubrick dopo aver tentato per anni di trasporre il romanzo gettò la spugna e sentenziò:"Infilmabile."
Ma anche no.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Interpretare e commentare un film non è mai stata una cosa facile per me, come soprattutto in questo caso. Il film per circa due ore ha avuto una sua logica interna e una sua coerenza, descrivere l’eccezionale talento del protagonista in tutte le sue sfaccettature.

Una descrizione lenta, precisa, cruenta, silenziosa, profumata, colorata, storica. A volte la forte coerenza mi ha inserito nella logica del protagonista facendomi interpretare gli omicidi come un mezzo, uno strumento giustificabile per ottenere il risultato previsto e dimenticandomi che, invece, erano veri e propri omicidi.

Il regista per due ore mi ha tenuta legata alla mente del protagonista, al suo talento, alla sua visione della vita, e oserei dire alla sua ossessione della vita.

Poi il film torna alla realtà riprendonde dalla scena iniziale del giudizio finale, tutti si aspettano la condanna, e invece il film salta in un’altra dimensione non reale, ma direi metafisica, allegorica e noi spettatori siamo immersi nella scena dell’orgia.

Da questo punto in poi non ci ho capito più nulla del film. Sono tornata a casa pensando che non mi era piaciuto. Poi sono andata a dormire e, un pò incredula, sono scoppiata a piangere, fino a che non mi sono addormentata.

Mi sono alzata poi alle 6 per partire per Roma e in treno ho parlato con un mio amico del film, e devo dire che le sue parole mi hanno permesso di capire un pò meglio il film. Leggendo poi il post di Francesco ho aggiunto altre spiegazioni.

Direi che dalla scena dell’orgia si entra dentro l’anima del protagonista, il profumo gli da potere (si atteggia come un Dio), ma forse il potere stesso lo annulla perchè non ha alcun significato per lo stesso protagonista, il quale comprende che avrebbe voluto altro dalla vita, suoni, colori, sentimenti e non solo odori. E allora lui decide di annullarsi, utilizzando la stessa fonte di potere e sparisce mangiato dal suo potere/talento.

Ora la riflessione generale che mi pone il film è questa: gli obiettivi che perseguiamo nella nostra vita rappresentano e rispettano la nostra anima?? Il mio pianto finale potrebbe essere interpretato come una risposta NO alla domanda precedente? E, infine, che uso bisogna fare del proprio talento?

Buona estate a tutti

Francesco!!! ha detto...

Aspetta che ci penso.

Francesco!!! ha detto...

:-)

Anonimo ha detto...

Non mi piace sapere cosa andrò a vedere, chi è l'attore, il regista.. non so è come se voglio partire da zero, senza aspettative, senza pregiudizi.
la trama di un film non è tutto come non è tutto la scenografia o la colonna sonora... di un film io voglio ricordare l'emozione la passione che mi trasmette, le sensazioni,i profumi e i colori. non so bene se questo è proprio un approccio corretto, ma di alcuni film ricordo delle immagini e non il volto del protagonista...
forse non sono troppo normale... ma a me piace così!