lunedì 27 ottobre 2008

Antonio Rezza

Almeno il titolo di un post glie lo devo dedicare a colui che si autodefinisce "il più grande artista morente".

Quello di cui parlo è uno degli artisti a me più cari; per chi conosce il teatro potrebbe non essere il massimo, ma vedi un pò la mia ignoranza, vedi anche quello che ci propongono i media oggi, devo dire che ho poca scelta.
Ho conosciuto questo artista da piccolo, quando si esibiva in quei programmi serali diretti da Serena Dandini o da Enrico Ghezzi e ne rimasi subito colpito, nonostante avessi circa 12 anni all'epoca. Qualche anno fa, in uno dei tanti momenti in cui non avevo un cacchio da fare, parlando con un mio amico tale Giacomo Manca di quelle cose che ti piacevano tanto da piccolo tipo Golaion, L'uomo tigre, il Grillo parlante, Il mese mariano dalle suore spagnole e i Visitors, ad un certo punto ci siamo accorti entrambi di conoscere quello strano personaggio che compariva su Pippo Chennedy Show e che diceva sempre "...ma annamosene a durmì!".
Da quel giorno è iniziata la ricerca del tizio, gli spettacoli, le apparizioni tv, fino alla scoperta di un suo film: "Escoriandoli".
Dopo aver visto quel lungometraggio, devo dire non sono stato più lo stesso. Avrei voluto vederlo dal vivo, stringergli la mano, dirgli quanto era brutto e pensando che stesse facendo ormai il saldatore o al massimo il tosatore di pecore, sono rimasto esterrefatto quando ho scoperto che proprio in quel periodo stava mettendo in scena il suo ultimo spettacolo a Roma su un magico teatro tenda, "Fotofinish" la storia di un'uomo che si fotografa per sentirsi meno solo.
Parto per Roma, arrivo al teatro insieme ad una mia amica, non faccio in tempo ad afferrare la maniglia che lui mi apre la porta e mi guarda negli occhi sicuro di essere riconosciuto, curioso, ma già certo della mia reazione.
Avrei voluto saltargli addosso e gridargli: "Grazie per quello che fai, sei un mito!"
Invece mi uscì un semplice, grigio e composto: "Buonasera, è qui lo spettacolo giusto?"
Ha vinto lui; io, paziente modello della Dott.ssa Coatta, fotocopia funzionale di una persona.
E' inutile dire che è stata l'unica opera teatrale che mi ha emozionato, divertito, stupito e scosso allo stesso tempo. Giornata meravigliosa.
E appunto rincorrendo quelle emozioni vi invito a partecipare insieme a me a quello spettacolo che viene riproposto al Teatro Vascello a Roma da Martedì 2 Dicembre a Mercoledì 31 Dicembre.
Contemporaneamente verrà messo in scena anche "Bahamut", ultima opera teatrale di Rezza che anche quella spero di non perdere.
Oltre che attore e regista Rezza è anche scrittore; di seguito vi elenco alcuni dei suoi libri, che già dai titoli, vi potrete fare un'idea della persona:

Ti squamo (1999)
SO[N]O (2005)

Aspetto notizie riguardo eventuali adesioni, in ogni caso ne riparleremo anche Martedì.

"L'Uomo che ride è uno strumento, suscita scalpore perché è diverso fisicamente, mostra lo smalto dei suoi denti ipocriti, stimola le coscienze rattrappite; la sua vittoria è naturale ma non scaturisce da un reale desiderio di cambiamento da parte della massa che conserva la tristezza tipica, il pessimismo che anticipa gli eventi".
Antonio Rezza

1 commento:

Francesco!!! ha detto...

'nsomma al poro Rezza 'nsel caca nissuno...